Nel 1909 durante i lavori di urbanizzazione della parte più settentrionale del Quirinale, furono tracciate nuove strade, demolendo l’originale villa Spithover. Questa poggiava su un lungo muro di terrazzamento antico con andamento circa nord-sud, ben visibile nelle foto d’epoca, costituito da blocchi di tufo granulare grigio (cappellaccio), con sottostanti setti murari in cementizio.
La realizzazione della nuova via Carducci tagliò l’antico muro, di cui si vedono oggi i due monconi, lunghi circa 11 metri ciascuno, sui lati della strada, poco dopo l’incrocio con via Piemonte. Verso nord la muratura si conserva in un vano ricavato sotto il palazzo, mentre verso sud il tratto su strada poggia su un basamento moderno in mattoni, e prosegue poi sotto una specie di loggiato porticato realizzato nell’angolo del palazzo tra via Carducci e via Salandra. Sull’architrave di questo porticato compare la scritta “QUAE URBEM SERVAVERUNT, HIC MOENIA SERVANTUR” (“Qui sono preservate le mura che hanno preservato la città”).
Secondo quanto pubblicato al momento dei lavori, il tratto murario era originariamente lungo oltre 35 metri e alto in media 3.30 metri, con nove filari orizzontali di blocchi di tufo. Nella facciata ovest, che costituisce quella esterna della cinta muraria, la parete si presenta rientrante, per formare una scarpa che doveva rafforzare la funzione di terrazzamento del muro stesso.
Tradizionalmente la presenza dei blocchi di cappellaccio fa attribuire questo tratto murario alla fase più antica della fortificazione, di VI secolo a.C., ma vi sono forti dubbi sulla reale datazione di esso.