Itinerario 3. Da Porta Labicana e Prenestina a Porta Asinaria / 1263
Itinerary 3. From Porta Labicana and Porta Prenestina to Porta Asinaria / 1270
Il monumento a San Francesco d’Assisi
Il monumento a San Francesco d’Assisi (1181/82-1226) in piazza di Porta San Giovanni venne realizzato su iniziativa del Comitato per le celebrazioni del Santo, previste nel 1926 in occasione del VII centenario della sua morte. L’esecuzione dell’opera fu affidata allo scultore marchigiano Giuseppe Tonnini (1875-1954). Il gruppo scultoreo in bronzo raffigura il Santo e cinque frati, i compagni che nel 1210 lo seguirono nel viaggio da Assisi a Roma per il riconoscimento della prima Regola da parte di papa Innocenzo III (1198-1216). Sui prospetti orientale e settentrionale del basamento corrono le due iscrizioni con i versi danteschi dell’XI canto del Paradiso in cui si celebra il santo, mentre l’epigrafe dedicatoria è sul fronte principale.
Monumento a San Francesco d’Assisi1. Monumento a San Francesco d’Assisi
L’iscrizione di Pio IX Mastai Ferretti sul fornice di piazzale Appio
L’iscrizione marmorea documenta l’intervento di restauro di Pio IX (1846-1870).
Lapide Pio IX sul fornice di Piazzale Appio (1846-1870)1. Lapide Pio IX sul fornice di Piazzale Appio (1846-1870)
L’oratorio di Santa Margherita
La quarta torre da porta San Giovanni, non fu più usata a scopo difensivo a partire dal Medioevo, quando al suo interno si insediò un luogo di culto e preghiera di grande rilevanza, intitolato a Santa Margherita di Antiochia. L’ambiente al piano terra della torre, ristrutturato e forse utilizzato a scopo di culto già a partire dal XIII secolo, soltanto nel secolo successivo venne rinnovato completamente e decorato con affreschi che ricoprono pareti e soffitto. Questi ultimi, datati alla prima metà del XIV secolo e attribuiti alla scuola di Pietro Cavallini, presentano una sequela di figure di santi, diaconi e scene religiose, tra cui i santi Pietro e Paolo, i martiri Stefano e Lorenzo, le sante Margherita e Caterina e altre scene raffiguranti la Madonna con Bambino, Cristo e l’Annunciazione. Le pitture, molto danneggiate dall’umidità del luogo, furono staccate negli anni Settanta del Novecento e si trovano ora esposte nel Museo di Santa Croce in Gerusalemme, visitabili su richiesta. Il piano superiore della torre, oggi inaccessibile, ha subito numerose trasformazioni nel tempo.
Oratorio Santa Margherita. Interno.Oratorio Santa Margherita. Esterno.1. Oratorio Santa Margherita. Interno. 2. Oratorio Santa Margherita. Esterno.
I giardini di viale Carlo Felice
Nel 1926 venne dato incarico all’architetto Raffaele De Vico di realizzare una nuova sistemazione dell’area verde che si estende adiacente alle Mura, lungo l’attuale viale Carlo Felice. Il giardino prevedeva quattro aiuole principali coltivate a prato, bordate da siepi di bosso, due file di vasi con cespugli di melograni e arbusti ornamentali in piena terra, mentre un filare di cipressi sempreverdi delimitava la piazza.
Dopo la demolizione degli edifici ATAC un vasto programma di riqualificazione (1998-2000) ha portato al rifacimento del giardino, secondo un progetto che integra le varie fasi storiche, riflesse da percorsi a varie quote, dal viale Carlo Felice fino alle Mura Aureliane.
Il giardino è di competenza del Dipartimento Tutela Ambientale del Comune di Roma, attualmente in adozione dall’Associazione Amici del Parco Carlo Felice, che ne cura la manutenzione.
Giardini di Via Carlo Felice. Veduta d’insieme. Foto Vasari 1921GB. Nolli, Pianta di Roma (1748).1. Giardini di Via Carlo Felice. Veduta d’insieme. Foto Vasari 1921 2. GB. Nolli, Pianta di Roma (1748).
Il tratto a doppia galleria e i crolli
Per un tratto di 60 metri circa lungo gli odierni giardini di viale Carlo Felice si trovava in origine in una depressione naturale che gli architetti di Aureliano decisero di scavalcare con una doppia galleria coperta, un caso quasi unico nell’intero percorso della fortificazione. In questo settore le Mura avevano, dunque, altezza maggiore e un doppio camminamento coperto al posto della base piena con un cammino di ronda che costituiva la regola in epoca aurelianea. La valle venne poi colmata a più riprese nel tempo. Il riempimento e la doppia galleria costituirono i maggiori fattori di debolezza del muro, che subì diversi danneggiamenti e due importanti crolli tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Agli inizi del Novecento, l’azienda municipale tramvie, che ottenne in concessione gli spazi del giardino interno, fece ricostruire parte del muro crollato, mentre nella parte restante l’Amministrazione Capitolina fece tamponare le arcate e rafforzò il muro rimasto in piedi con i contrafforti in tufo ancora visibili.
Tratto crollato alla fine dell’Ottocento. Tratto crollato alla fine dell’Ottocento. 1. Tratto crollato alla fine dell’Ottocento. 2. Tratto crollato alla fine dell’Ottocento.
L’oratorio
I lavori degli anni 1999-2000, che hanno riportato in vista le Mura eliminando gli interri accumulatisi nel tempo, hanno rivelato, sulla superficie della parte inferiore della torre G20, una vera e propria facciata monumentale. L’arco originario di ingresso alla torre, accessibile salendo due gradini, è affiancato da affreschi con una decorazione architettonica a finto marmo, due semipilastri di colore giallo chiaro su un fondo rosso. L’ingresso fu monumentalizzato in occasione di un riutilizzo dell’ambiente in età moderna, quando la torre verosimilmente ospitò un luogo di culto o di preghiera frequentato per lungo tempo, come dimostra la croce che sormonta l’ingresso della torre in un disegno dell’Istituto del Genio Militare datato al 1883 e diverse scritte con firme e date incise sugli affreschi.
Oratorio in una delle torri delle mura aureliane lungo viale CArlo Felice.1. Oratorio in una delle torri delle mura aureliane lungo viale CArlo Felice.
Il deposito ATAC
Con l’apertura della linea tramviaria III tra porta Maggiore e Santa Croce nel 1912 l’area delle Mura lungo viale Carlo Felice venne occupata, per un’estensione di 5000 mq, dal primo deposito tramviario, utilizzato dall’azienda municipale (ATM, ATG, ATAG) per la manutenzione e il rimessaggio dei mezzi e, in seguito, come stazione di servizio per gli autobus. Per quasi settant’anni le Mura in questo lungo tratto sono state invisibili per la città, nascoste dagli ingombranti capannoni dell’azienda.
Solo nel 1989, a seguito di una serie di interventi normativi e prescrittivi, tra i quali l’istituzione di una fascia di rispetto di 50 metri lungo le Mura Aureliane (DM 03/06/1986 ex L 1089/1939) e sotto l’impulso dalla Ripartizione X AABBAA del Comune di Roma, cominciò la lunga trattativa con l’Azienda Tramvie per la ricollocazione delle strutture ATAC in aree alternative, che si concluse nel 1999-2000 con la demolizione dei capannoni, la sistemazione della fascia a verde nell’area del pomerio interno e la modifica delle quote del terreno “per recuperare l’integrità delle mura”.
Deposito ATAC lungo le mura Aureliane in viale CArlo Felice.Deposito ATAC lungo le mura Aureliane in viale CArlo Felice.1. Deposito ATAC lungo le mura Aureliane in viale CArlo Felice. 2. Deposito ATAC lungo le mura Aureliane in viale CArlo Felice,
Il Necessarium
In alto si vedono due mensole di travertino sporgenti dalla muratura, utili a sostenere un necessarium, ovvero una latrina funzionale ai bisogni dei soldati di stanza nella torre o di guardia lungo il camminamento coperto. Queste strutture si trovavano infatti all’esterno delle Mura nel punto di passaggio tra torre e camminamento, generalmente occupato da un piccolo ambiente (protiro) rivolto verso il nemico e coperto a volta, utile anche per allontanare l’acqua piovana. Quasi tutti i necessaria (registrati da un documento del IX secolo, il manoscritto anonimo di Einsiedeln) sono caduti, mentre in più punti delle mura rimangono le mensole che li sostenevano.
Necessarium1. Necessarium
La cappella di Santa Maria del Buonaiuto (1476)
Tra l’Anfiteatro Castrense e le Mura Aureliane si affaccia la piccola chiesa di Santa Maria del Buon Aiuto, voluta da papa Sisto IV della Rovere (1471-1484) in ricordo dell’ausilio ottenuto durante un improvviso nubifragio, scoppiato mentre si recava in visita ai monaci della vicina Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Trovato riparo sotto una tettoia sistemata a protezione di un’immagine della Vergine col Bambino attribuita ad Antoniazzo Romano, il pontefice fece in seguito incorniciare e trasferire la sacra rappresentazione nella chiesa costruita a memoria del miracolo. Un’iscrizione collocata sulla facciata dell’edificio ricorda il prodigioso evento.
Cappella di Santa MAria del Buonaiuto1. Cappella di Santa MAria del Buonaiuto
L’ Anfiteatro Castrense
Sulla piazza di Santa Croce in Gerusalemme si affaccia l’Anfiteatro Castrense, il monumentale edificio per spettacoli eretto da Elagabalo (118-222) nelle proprietà imperiali dei Severi.
L’Anfiteatro ospitò giochi di belve e gladiatori solo per pochi decenni, perché nel 271 Aureliano inglobò l’edificio nel circuito difensivo della città, chiudendo gli archi di accesso e fortificando l’ultimo piano. Divenne poi una roccaforte a difesa del palazzo imperiale in cui risiedette Elena, madre di Costantino e il suo perimetro fu più volte preso a bersaglio durante le invasioni di Goti e Vandali. Come racconta Procopio, sembra che proprio qui Vitige re dei Goti avesse aperto una breccia durante l’assedio di Roma del 537, nel punto in cui le Mura sembravano più espugnabili. Tra il 1555 e il 1556, per timore di nuove minacce militari, papa Paolo IV demolì i due piani superiori dell’Anfiteatro, lasciando al monumento l’aspetto che tuttora possiede. Quando, per interessamento diretto del cardinale Carlo Borromeo, nel 1561 al posto dei monaci certosini subentrò nella basilica l’ordine dei Cistercensi di Lombardia, lo spazio un tempo occupato dall’arena ospitò l’orto del convento e dal 2004, un giardino. L’Anfiteatro è oggi accessibile su richiesta. L’ingresso è stato impreziosito con una porta in schegge di vetro colorato realizzata dall’artista Jannis Kounellis.
Anfiteatro Castrense, interno con giardino dei padri CistercensiMortierre P., Resti dell’ Anfiteatro Castrense, acquaforte, XVII secolo1. Anfiteatro Castrense, interno con giardino dei padri Cistercensi 2. Mortierre P., Resti dell’ Anfiteatro Castrense, acquaforte, XVII secolo