La fontana di Porta Castello sulle Mura Leonine, detta anche “delle palle di cannone”, fu realizzata nel 1927 dall’architetto Pietro Lombardi (1894-1984) e commissionata dall’Ufficio delle Antichità e Belle Arti del Governatorato. Originariamente addossata alle mura, sul lato interno, a destra del fornice di porta Castello, in seguito all’attuazione del piano urbanistico di Borgo (1936-1950) e alle demolizioni delle costruzioni addossate al Passetto, la fontana fu smontata e ricostruita con alcune modifiche nel luogo attuale, addossata al muro di cinta dell’Istituto Pio IX.
Fontana delle palle di cannone1. Fontana delle palle di cannone
Lapide dei Caduti delle Fosse Ardeatine, sec. XX
Lapide commissionata dal Partito d’Azione in ricordo dei caduti delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944).
Lapide dei Caduti delle Fosse Ardeatine, sec. XX1. Lapide dei Caduti delle Fosse Ardeatine, sec. XX
Lapide dei Caduti della Prima Guerra Mondiale del quartiere Aurelio, 1922
La lapide fu apposta sulle Mura Leonine il 7 agosto 1922 in ricordo dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Nella parte inferiore, su un cartiglio sormontato da un elmo e affiancato da due spade, sono incisi alcuni versi di Giosuè Carducci tratti dalla poesia Bicocca di San Giacomo (1891) della raccolta Rime e ritmi.
Lapide ai caduti della Prima Guerra Mondiale del quartiere Aurelio, 19221. Lapide ai caduti della Prima Guerra Mondiale del quartiere Aurelio, 1922
Fontana sarcofago di Porta Cavalleggeri, 1565
La fontana, addossata alle mura Vaticane nei pressi della scomparsa porta Cavalleggeri, venne realizzata nel 1565 su commissione di Pio IV Medici (1559-1565) per “utilità pubblica ed il conforto degli equites”, come ricorda l’epigrafe incassata nel muro. In origine collocata alla destra del fronte esterno della porta, fu ricomposta nell’attuale posizione nel 1942. Dopo i lavori per la realizzazione del traforo Principe Amedeo di Savoia-Aosta la vasca abbeveratoio fu sostituita da un antico sarcofago.
Fontana sarcofago di Porta Cavalleggeri, 15651. Fontana sarcofago di Porta Cavalleggeri, 1565
Stemma di Paolo III Farnese (1468–1549), 1543
La monumentale opera di fortificazione dei cosiddetti Bastioni di Michelangelo è riconducibile al radicale intervento di potenziamento delle mura che il pontefice Farnese commissionò a partire dal 1537 ad Antonio da Sangallo.
Uno stemma analogo a questo è ancora visibile sul cantonale del bastione Ardeatino sulle Mura Aureliane.
Stemma di Paolo III Farnese, sec. XVI (prima metà)1. Stemma di Paolo III Farnese, sec. XVI (prima metà)
Stemma di Pio XI Ratti (1922–1939), 1929 post
In corrispondenza di piazza Risorgimento sul cantonale del muro di confine con la città del Vaticano è il grande stemma scolpito di Pio XI collocato dopo il 1929 a seguito del Concordato.
Stemma di Pio XI Ratti, sec.XX (prima metà)1. Stemma di Pio XI Ratti, sec.XX (prima metà)
Edicola devozionale raffigurante la Madonna con Bambino e Sant’Anna, 1614
Al di sotto del dipinto scorre l’iscrizione (DOMUS SOCIETATIS PARAFRENIORUM REVERENDISSIMORUM/ S.R.E CARDINALIUM AN. DOM. MDCXIV//) che ricorda l’annessa chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri progettata da Jacopo Barozzi da Vignola, sotto il pontificato di Pio IV nel 1565 su commissione dell’Arciconfraterinta dei Parafrenieri. L’Arcicronfraternita dedicata a Sant’Anna, si occupava delle scuderie pontificie e, in particolare, custodivano il cavallo personale del papa e i suoi finimenti.
Edicola devozionale della Madonna con Bambino e Sant’Anna, 16141. Edicola devozionale della Madonna con Bambino e Sant’Anna, 1614
Porta Fabbrica
Aperta sulle mura cinquecentesche del circuito vaticano, porta Fabbrica, oggi murata e a una quota più bassa rispetto all’attuale piano stradale, presenta un semplice arco in laterizio con lo stemma pontificio di Clemente XI Albani (1700-1721) alla sommità. Come l’intero sistema difensivo cinquecentesco, la porta era preceduta sul fronte esterno da un fossato oggi non più presente, ma documentato dall’acquaforte di Giovan Battista Cipriani del 1817.
Il nome della porta deriva dal fatto che essa costituiva la via di comunicazione privilegiata alle fornaci della zona limitrofa in direzione dell’Aurelia Antica, da cui venivano prelevati i materiali per la fabbrica di San Pietro. Per tale motivo fu conosciuta anche con il nome di porta Fornacum.
Sotto lo stemma pontificio è ancora visibile l’emblema della Fabbrica di San Pietro rappresentato dalle chiavi e dalla tiara pontificia affiancate dalle lettere F. A. (Fabrica Apostolica).
Fu murata e riaperta varie volte fino all’intervento di ricostruzione del pontefice Albani che, secondo l’erudito Giuseppe Bianchini, la riedificò di nuovo dai fondamenti (G. Bianchini, G. Vasi, Delle magnificenze di Roma antica e moderna libro primo che contiene le porte e mura di Roma, Roma 1847).
G. B. CIPRIANI, Veduta di Porta Fabrica e delle mura limitrofe, 1817, circaPorta Fabrica1. G. B. CIPRIANI, Veduta di Porta Fabrica e delle mura limitrofe, 1817, circa 2. Porta Fabrica
Porta Angelica
Porta Angelica fu costruita nel 1563 sotto il pontificato di Pio IV Medici (1559-1565) in occasione del piano di ampliamento dei Borghi affidato dal papa mediceo all’architetto cortonese Francesco Laparelli (1521-1570).
La porta fu realizzata sul nuovo tratto di Mura Vaticane in sostituzione dell’antica porta San Pellegrino risalente al pontificato di papa Leone IV (847-855), dal 1277 conosciuta anche come porta Viridiaria dal nome del vicino giardino vaticano di Niccolò III Orsini (1277-1280).
Testimonianze della decorazione architettonica di porta Angelica sono ancora visibili, murate, sul tratto delle Mura Vaticane nell’angolo con l’odierna piazza Risorgimento tra il Bastione del Belvedere e il nuovo muro di cinta restaurato nel 1929 in occasione della nuova delimitazione dello Stato della Città del Vaticano.
La porta, di aspetto monumentale, si presentava con un grande fornice arcuato a bugnatura liscia, ornata ai lati da due angeli scolpiti in rilievo che simbolicamente rimandavano al concetto di città protetta e ben custodita. Nella chiave dell’arco era lo stemma mediceo del papa, oggi privo delle sei palle dell’emblema araldico.
Sull’attico correvano le due epigrafi dedicatorie: ANGELIS SVIS MANDAVIT DE TE VT CVSTODIANT TE IN OMNIBVS VIIS TVIS, ispirata al Salmo 90 di Davide e QUI VULT SALVAM REMPUBLICAM NOS SEQUATUR.
La porta fu demolita nel 1890 nell’ambito del piano di costruzione del nuovo quartiere umbertino, allo scopo di rendere più agevole il traffico in relazione all’allargamento della via prevista dal Piano Regolatore. I frammenti furono recuperati grazie all’intervento del celebre storico tedesco Ferdinand Gregorovius (1821-1891).
La porta attualmente conosciuta come porta Angelica in prossimità del Colonnato di San Pietro è, in realtà, l’apertura a due fornici sul tracciato del passetto di Borgo. Uno dei due fornici risale al pontificato di Pio IV e fu aperto proprio in occasione della costruzione della porta originaria nel 1563, mentre il secondo fu aggiunto nel 1933 e reca lo stemma del Comune di Roma.
G. B. CIPRIANI, Veduta di Porta Angelica e dei Palazzi Vaticani, 1817 circaPorta Angelica, 1684 circaE. Roesler Franz, Porta Angelica, 1880, acquerello su cartaM. Mang, Veduta di Porta Angelica e della zona circostante dal Vaticano, 1860-1880Porta Angelica, particolare rilievo con AngeloPorta Angelica, particolare stemma Pio IVFornici nel Passetto di Borgo per l’accesso di via di porta Angelica in piazza San Pietro1. G. B. CIPRIANI, Veduta di Porta Angelica e dei Palazzi Vaticani, 1817 circa 2. Porta Angelica, 1684 circa 3. E. Roesler Franz, Porta Angelica, 1880, acquerello su carta 4. M. Mang, Veduta di Porta Angelica e della zona circostante dal Vaticano, 1860-1880 5. Porta Angelica, particolare rilievo con Angelo 6. Porta Angelica, particolare stemma Pio IV 7. Fornici nel Passetto di Borgo per l’accesso di via di porta Angelica in piazza San Pietro
Porta Pertusa
Costruita probabilmente in posizione più avanzata rispetto alla cinta leonina sul luogo di una originaria posterula in corrispondenza dei Giardini Vaticani, porta Pertusa rappresentava un accesso di servizio della Curia. Prima della sua costruzione l’accesso ai Giardini Vaticani era garantito soltanto dalla porta Viridiaria costruita da Leone IV (847–855) in prossimità della basilica vaticana.
L’accesso è caratterizzato dalla mole della Torre di San Giovanni delle mura di Niccolò V Parentucelli (1447–1455).
L’attuale porta, risalente alla costruzione della cinta cinquecentesca, su commissione di Clemente VII Medici (1523–1534) o, più verosimilmente di Pio IV Medici (1559–1565) in occasione del suo intervento di ampliamento della cinta, oggi si presenta murata.
Si tratta di un grande portale architravato con due piccoli passaggi laterali incorniciato da una doppia coppia di lesene in bugnato liscio. Al di sopra è ancora visibile lo stemma Medici. La porta costituiva l’accesso privilegiato per chi proveniva dalla via Aurelia e conduceva a via delle Fondamenta, dietro l’abside della basilica di San Pietro. Nel 1655 era già murata, ma venne aperta in occasione della visita in incognito a Roma della Regina Cristina Svezia. Nel 1832, all’epoca della stampa di Luigi Ricciardelli, la porta, erroneamente identificata con porta Fabbrica, presentava di nuovo i due accessi laterali murati.
D. PRONTI, A. FRANZETTI, Veduta di Porta Fabbrica, Porta Pertusa, Porta Angelica e Porta Castello, 1790 circaG. B. CIPRIANI, Veduta di Porta Pertusa e delle mura limitrofe, 1817 circaL. RICCIARDELLI, Porta Pertusa, 1832Porta Pertusa1. D. PRONTI, A. FRANZETTI, Veduta di Porta Fabbrica, Porta Pertusa, Porta Angelica e Porta Castello, 1790 circa 2. G. B. CIPRIANI, Veduta di Porta Pertusa e delle mura limitrofe, 1817 circa 3. L. RICCIARDELLI, Porta Pertusa, 1832 4. Porta Pertusa