Logo UNESCO World Heritage Site

Porta Cavalleggeri

Porta Cavalleggeri fu aperta da Nicolò V (1447 – 1455) sul tracciato della Civitas Leonina, la cinta difensiva dell’area vaticana che il pontefice Leone IV aveva fatto costruire in seguito al saccheggio della basilica di San Pietro da parte dei Saraceni nell’846. Conosciuta nella seconda metà del Quattrocento come porta Turrionis, era caratterizzata dalla presenza del grosso torrione semicircolare risalente al circuito altomedievale, ancora visibile nei pressi della Galleria Amedeo di Savoia, anche se in un contesto ormai alterato dalla viabilità moderna.

La denominazione porta Cavalleggeri si attesta sotto il pontificato di Pio IV Medici (1559 – 1565) per la vicinanza della caserma delle guardie Cavalleggeri, il corpo militare con compiti di guardia della residenza pontificia e delle cerimonie solenni. 

Lo stesso pontefice arricchì il fronte esterno con una fontana abbeveratoio alimentata dall’Acqua Lancisiana e, sul muro sovrastante la vasca, sono ancora leggibili le epigrafi e gli stemmi che ricordano la sua realizzazione nel 1565 per utilità e comodo del corpo di guardia dei Cavalleggeri e il suo restauro nel 1713 a opera di Clemente XI.

Ricostruita da Alessandro VI Borgia nel corso dei lavori di fortificazione intrapresi per l’Anno Santo del 1500, la porta presentava una mostra a bugnato singolo sormontato in chiave dallo stemma del pontefice.

Sotto Paolo III Farnese, nell’ambito dell’imponente opera di potenziamento difensivo della città, seguita al saccheggio del 1527, porta Cavalleggeri divenne nodo di congiunzione tra le Mura Vaticane e il nuovo circuito che si andava progettando alle pendici settentrionali del Gianicolo, poi definitivamente realizzato negli anni Quaranta del Seicento da Urbano VIII Barberini, nel tracciato che da porta Cavalleggeri passava per porta San Pancrazio e arrivava a porta Portese.  

Fu tra le porte principali che rimasero aperte anche nel 1656 quando, a causa della peste, la Congregazione di Sanità ordinò di chiudere gran parte degli accessi e di limitare l’ingresso in città. 

Luogo strategico di accesso dall’Aurelia, la porta, nel 1849, fu teatro di scontro tra i soldati della Repubblica Romana e le truppe francesi.

Nel 1890, insieme a porta Angelica, venne demolita per le nuove esigenze di viabilità. La decorazione architettonica, gli stemmi, le iscrizioni e la fontana vennero risparmiate e collocate nel tratto di Mura adiacente. In quella occasione la vasca abbeveratoio fu sostituita da un antico sarcofago di reimpiego.

Porta Santo Spirito

Le prime notizie sulla porta Santo Spirito sono riferibili al IX secolo quando papa Leone IV (847-855) fece costruire una cinta di mura da lui dette Leonine, per proteggere da futuri attacchi il territorio vaticano che era stato lasciato all’esterno delle Mura Aureliane.

Originariamente denominata posterula Saxonum (posterula dei Sassoni), perché vicina alla schola Saxonum, o di porta Nuova, sotto il pontificato di Innocenzo III (1198-1216) mutò il nome in porta Santo Spirito dal vicino complesso ospedaliero tuttora esistente. 

Ricostruita da Antonio da Sangallo il Giovane, che a seguito del drammatico saccheggio (1527) di Roma, venne incaricato da papa Paolo III Farnese (1534-1549) di rinforzare e ampliare le Mura di Roma, in particolare quelle della Civitas leonina, la porta, verso il lato esterno della città, presentava un grande fornice centrale, affiancato da coppie di colonne doriche e da nicchie, forse destinate a statue di santi.

Sulla fronte di entrambi i prospetti, al centro dell’attico, dovevano essere inserite due targhe marmoree, le cui iscrizioni, tramandate da Pirro Ligorio, erano state composte da Francesco Molza a celebrazione dell’opera fortificatoria promossa dal pontefice. La porta, proseguita dopo la morte del Sangallo (1546) dai suoi successori secondo il progetto originario, rimase incompiuta al di sotto dei capitelli.  

Caratterizzata dall’andamento curvilineo del prospetto esterno, la porta, racchiusa tra i due speroni delle nuove mura farnesi, si trovava sull’antico asse “urbano” della via sub Janiculo, poi della Lungara, che conduceva a porta Settimiana. Questo importante raccordo fra il circuito delle Mura Aureliane del Trastevere e quello papale, rettificato e fiancheggiato da eleganti ville signorili all’inizio del Cinquecento, veniva percorso dai pellegrini che durante gli anni giubilari dopo aver visitato San Pietro, attraversando porta Santo Spirito, porta Settimiana, Trastevere e ponte Rotto, raggiungevano San Paolo e San Giovanni in Laterano. 

Nel 1642, sotto il pontificato di Urbano VIII Barberini (1623-1644), con la creazione del nuovo sistema difensivo delle Mura Gianicolensi, la porta Santo Spirito si trovò all’interno della cinta muraria perdendo la sua funzione di accesso alla cittadella vaticana.  Privata del suo ruolo strategico, la porta rimase incompiuta, così come si vede oggi, quasi nascosta dall’imponenza del vicino bastione del Sangallo. 

Dopo l’Unità d’Italia (1870), la costruzione dei muraglioni del Tevere e le trasformazioni urbanistiche comportarono la demolizione di ampi tratti del circuito vaticano ancora oggi però in gran parte conservato. Tracce delle porte demolite restano ancora nei pressi di Porta Cavalleggeri e di Porta Angelica.  

Plugin WordPress Cookie di Real Cookie Banner Salta al contenuto