Porta Santo Spirito

Le prime notizie sulla porta Santo Spirito sono riferibili al IX secolo quando papa Leone IV (847-855) fece costruire una cinta di mura da lui dette Leonine, per proteggere da futuri attacchi il territorio vaticano che era stato lasciato all’esterno delle Mura Aureliane.

Originariamente denominata posterula Saxonum (posterula dei Sassoni), perché vicina alla schola Saxonum, o di porta Nuova, sotto il pontificato di Innocenzo III (1198-1216) mutò il nome in porta Santo Spirito dal vicino complesso ospedaliero tuttora esistente. 

Ricostruita da Antonio da Sangallo il Giovane, che a seguito del drammatico saccheggio (1527) di Roma, venne incaricato da papa Paolo III Farnese (1534-1549) di rinforzare e ampliare le Mura di Roma, in particolare quelle della Civitas leonina, la porta, verso il lato esterno della città, presentava un grande fornice centrale, affiancato da coppie di colonne doriche e da nicchie, forse destinate a statue di santi.

Sulla fronte di entrambi i prospetti, al centro dell’attico, dovevano essere inserite due targhe marmoree, le cui iscrizioni, tramandate da Pirro Ligorio, erano state composte da Francesco Molza a celebrazione dell’opera fortificatoria promossa dal pontefice. La porta, proseguita dopo la morte del Sangallo (1546) dai suoi successori secondo il progetto originario, rimase incompiuta al di sotto dei capitelli.  

Caratterizzata dall’andamento curvilineo del prospetto esterno, la porta, racchiusa tra i due speroni delle nuove mura farnesi, si trovava sull’antico asse “urbano” della via sub Janiculo, poi della Lungara, che conduceva a porta Settimiana. Questo importante raccordo fra il circuito delle Mura Aureliane del Trastevere e quello papale, rettificato e fiancheggiato da eleganti ville signorili all’inizio del Cinquecento, veniva percorso dai pellegrini che durante gli anni giubilari dopo aver visitato San Pietro, attraversando porta Santo Spirito, porta Settimiana, Trastevere e ponte Rotto, raggiungevano San Paolo e San Giovanni in Laterano. 

Nel 1642, sotto il pontificato di Urbano VIII Barberini (1623-1644), con la creazione del nuovo sistema difensivo delle Mura Gianicolensi, la porta Santo Spirito si trovò all’interno della cinta muraria perdendo la sua funzione di accesso alla cittadella vaticana.  Privata del suo ruolo strategico, la porta rimase incompiuta, così come si vede oggi, quasi nascosta dall’imponenza del vicino bastione del Sangallo. 

Dopo l’Unità d’Italia (1870), la costruzione dei muraglioni del Tevere e le trasformazioni urbanistiche comportarono la demolizione di ampi tratti del circuito vaticano ancora oggi però in gran parte conservato. Tracce delle porte demolite restano ancora nei pressi di Porta Cavalleggeri e di Porta Angelica.  

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