A ridosso del muro di cinta di Villa Borghese, lungo via Pinciana, è presente un originale edificio noto come Grotta dei Vini o Loggia dei Vini. Si tratta di un manufatto ideato appositamente per banchetti e feste conviviali che il cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, fece realizzare nei primi anni del XVII secolo nella sua villa “fuori di Porta Pinciana”. Il “tinello de’ li gentil’ homini”, come definito nelle fonti seicentesche, era inserito in uno dei ventitré riquadri che scompartivano il cosiddetto “Primo Recinto”, la zona del parco sistemata a giardino formale. Esso costituiva lo scenografico fondale di uno dei viali laterali, che intersecavano il percorso principale verso il Casino Nobile. Attraverso un cammino ombroso si accedeva al padiglione, posto al centro di un invaso, collegato da una scala a doppia rampa al piano del giardino, delimitato da alti muri ricoperti d’edera “tappezzeria proporzionata all’habitazione del Dio Bacco”. La fabbrica conobbe due distinte fasi costruttive. Sotto la direzione dell’architetto Flaminio Ponzio venne dapprima scavata la grotta, destinata alla conserva dei vini, connessa alle cucine della villa cardinalizia da un cunicolo sotterraneo. L’ambiente, definito “copiosissima dispensa di nettari e d’ambrosie”, venne terminato entro il 1609. A partire dal 1612 vennero condotti i lavori di costruzione della loggia, un’interessante architettura a pianta ovale, costituita da otto grandi arcate su pilastri, collegata da un’ampia gradonata alla sottostante grotta. La loggia fu completata nel 1618 dall’architetto Giovanni Vasanzio, subentrato nella fabbrica nel 1613, alla morte di Flaminio Ponzio. Nello stesso arco di tempo venne affrescata la volta con il Convito degli Dei dal pittore urbinate Archita Ricci. Le fonti raccontano della presenza di due sfingi egizie poste ai lati della rampa di accesso all’invaso, di una fontana rustica incassata nel sottoscala e di otto grandi uccelli in peperino, collocati a coronamento della copertura. Lungo il perimetro dell’invaso erano poste due tavole marmoree destinate a “credenza e bottiglieria”, mentre al centro della loggia era collocato un grande tavolo di marmo bianco, su cui erano stati praticati degli incavi, dove scorreva acqua per mantenere fresche le bevande nei bicchieri. Per stupire ulteriormente i commensali era stato infine montato un congegno meccanico sul soffitto, che consentiva di riversare una pioggia di petali profumati sugli ospiti al termine del convito.