Le Mura Vaticane

Fondate da papa Leone IV (847-855) nel IX secolo per proteggere l’area del Vaticano dopo il saccheggio della Basilica di San Pietro dell’846, le Mura Vaticane si snodano per circa tre chilometri inglobando nel loro percorso il Mausoleo di Adriano (Castel Sant’Angelo), già trasformato in baluardo difensivo nel VI secolo.

Le mura, spesse 4 metri alla base e sviluppate per un’altezza di 6 metri, erano interamente in cortina laterizia con un cammino di ronda difeso da merlature.

All’epoca di Leone IV la zona, ancora poco urbanizzata, si trovava all’esterno dell’antica cinta muraria cittadina di Aureliano e Onorio che, sulla sponda destra del Tevere proteggeva esclusivamente l’area compresa tra porta Portuense e porta Settimiana. 

La costruzione leonina, completata in soli quattro anni, fu inaugurata con solenne processione il 27 giugno dell’852 alla presenza delle più alte gerarchie cittadine ed ecclesiastiche. In quella occasione il papa, percorrendo l’intero circuito a piedi scalzi, si fermò a benedire le uniche tre porte di accesso esistenti: la porta San Pellegrino, la posterula de’ Saxoni e la porta Santo Spirito.

Nel tempo, per motivi di sicurezza, le mura furono più volte ampliate e potenziate con nuove torri nei punti più esposti. Alcune delle porte della Civitas Leonina furono chiuse, altre costruite ex novo, come porta Pertusa, porta Fabrica, porta Turrionis tutte riconducibili al pontificato di Niccolò V (1447-1455).

Dal XVI secolo, la minaccia dell’invasione turca e il saccheggio della città da parte delle truppe di Carlo V (1527), resero necessario un generale piano di potenziamento del sistema difensivo della città, basato sull’inserimento di diciotto bastioni a intervalli regolari lungo le mura aureliane e cinque, mai completati, lungo quelle vaticane. Testimonianze di questo intervento, riconducibile al pontificato di Paolo III (1534-1549), sono l’incompiuta porta Santo Spirito e il maestoso stemma Farnese collocato sull’angolata del bastione tra viale Vaticano e via Leone IV.

Il progetto, inizialmente affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane (1483-1546), fu portato avanti, venti anni dopo la morte dell’architetto, da papa Pio IV (1559-1565) nell’ambito di un più ampio intervento di sistemazione urbanistica del Borgo che si prolungò anche durante i pontificati successivi.

Con l’ampliamento di Pio IV, sotto la direzione dell’architetto cortonese Francesco Laparelli (1521-1570), parte del tracciato leonino venne inglobato nel nuovo recinto e la porta San Pellegrino, ormai priva della sua funzione, venne sostituita con un nuovo accesso, porta Angelica. Anche il Passetto di Borgo, ormai interno all’espansione di Pio IV, fu pesantemente alterato dall’apertura di fornici di collegamento tra Borgo Sant’Angelo e i nuovi Borgo Pio, Vittorio e Angelico.

Dopo l’Unità d’Italia ampi tratti delle Mura Leonine e delle Mura di Borgo furono demoliti, per le rinnovate necessità di Roma Capitale. Porta Cavalleggeri e porta Angelica furono abbattute e i frammenti architettonici ricollocati nelle adiacenze. Perduto anche il tratto della cinta di Pio IV verso Prati, lungo le attuali via Porcari e via Alberico II, sacrificato per la costruzione del nuovo quartiere umbertino. 

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