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I Giardini di via Sannio

Lungo via Sannio, nel 2020, sono stati ripristinati i Giardini omonimi, in un’area utilizzata per anni a servizio del cantiere della Metro C. Lo scavo ha fatto riemergere un imponente portico costruito sotto l’imperatore Claudio, intorno alla metà del I secolo d. C., abbandonato e interrato nell’80 d.C. Il colonnato si apriva su un giardino in lieve pendenza verso un corso d’acqua. La struttura era con probabilità attinente ad una ricca residenza, articolata in nuclei disposti su terrazze digradanti. Del portico si conservavano le basi di colonna in blocchi di travertino e la struttura muraria posteriore, a muro pieno, dietro alla quale correva una canalizzazione finalizzata a raccogliere le acque meteoriche in discesa dal colle Laterano. L’ingombro del portico antico è riproposto nei giardini da blocchi di travertino e da cipressi che suggeriscono il colonnato.
Una platea di basi fa invece da sostegno a blocchi e lastre lapidei scoperti a ridosso delle Mura Aureliane e provenienti dall’officina di marmi fondata nel 1885 immediatamente fuori Porta S. Giovanni da Emidio Costa. Il Nuovo Stabilimento Industriale Romano effettuava torniture e segature per gli edifici della città, dal Palazzo della Banca D’Italia a quello del Policlinico, e restauri, tra i quali ricordiamo quelli delle basiliche di San Paolo fuori le mura e di San Giovanni in Laterano. Lo stabilimento riprendeva l’antica vocazione artigianale dell’area, documentata anche nel corso degli scavi preliminari alla realizzazione della Metro C, che hanno riportato alla luce un laboratorio di marmorai attivo dal II secolo.
Il riempimento che a partire dal Cinquecento raggiunse gradualmente la sommità delle Mura Aureliane sul lato interno, trasformò questo tratto del recinto in un semplice muro di sostegno. Per arginare i danni provocati dalla spinta della terra, le Mura furono rinforzate con otto speroni, due dei quali di maggiore estensione in corrispondenza delle torri, forse già parzialmente crollate. Per garantire il deflusso delle acque vennero inseriti nella muratura ventitré barbacani, ovvero bocche ricavate in lastre di travertino. Le opere settecentesche sono tuttora ben visibili percorrendo i giardini.

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