Itinerario 2. Da porta Nomentana a porta Maggiore / 556
Itinerary 2. From porta Nomentana to porta Maggiore / 558
Gli stemmi moderni
Osservando dall’esterno porta Tiburtina, sulla torre di sinistra si notano due stemmi cardinalizi della fine del Cinquecento; il primo di Antonio Carafa, il secondo di Alessandro Farnese. Forse i due personaggi avevano acquisito il diritto di riscuotere il dazio a porta Tiburtina. Altri stemmi osservabili in questo settore, testimoniano la realizzazione di lavori pubblici: lo stemma di Felice Peretti sottolinea la costruzione dell’Acquedotto Felice che in questo tratto corre parallelo alle Mura; quello di Niccolò V firma l’intervento di restauro della torre prospiciente il taglio della via Tiburtina moderna.
Porta Tiburtina, stemma cardinalizio di Antonio Carafa, anno 1586Porta Tiburtina, stemma cardinalizio di Alessandro Farnese, anno 1586Porta Tiburtina, stemma di papa Sisto V, anno 1586Porta Tiburtina, stemma di papa Niccolò V, anno 14511. Porta Tiburtina, stemma cardinalizio di Antonio Carafa, anno 1586 2. Porta Tiburtina, stemma cardinalizio di Alessandro Farnese, anno 1586 3. Porta Tiburtina, stemma di papa Sisto V, anno 1586 4. Porta Tiburtina, stemma di papa Niccolò V, anno 1451
Arco di Sisto V e Acquedotto Felice
L’arco monumentale visibile dal presente punto di osservazione fa parte dell’Acqua Felice, un acquedotto cinquecentesco voluto da papa Sisto V (1585-1590), al secolo Felice Peretti, che ne promosse la realizzazione appena salito al soglio pontificio, con lo scopo di favorire l’urbanizzazione della zona collinare della città (Esquilino, Quirinale, Viminale).
Il monumento si presenta come un arco trionfale, con il fornice centrale maggiore dei due laterali, interamente rivestito di peperino, ad eccezione di alcune cornici ed elementi ornamentali in travertino. La presenza delle insegne araldiche nell’apparato decorativo testimonia la committenza papale: sulla chiave dell’arco centrale e negli spazi adiacenti trovano posto la protome leonina, le stelle e i monti, mentre negli spicchi di risulta degli archi minori si riconoscono i rami con le pere, un evidente riferimento alla famiglia del pontefice: i Peretti.
L’Arco di Sisto V in una stampa antica. Il fornice centrale inquadra una delle torri di Porta Tiburtina1. L’Arco di Sisto V in una stampa antica. Il fornice centrale inquadra una delle torri di Porta Tiburtina
Camminamento di viale Pretoriano e Villa Gentili
Nel 1739 il marchese Filippo Gentili, comandante del corpo delle guardie pontificie e suo fratello, il cardinale papabile Antonio Saverio, acquistarono alcuni orti presso porta San Lorenzo per la costruzione di una splendida residenza forse progettata da Filippo Raguzzini. La villa aveva un’ampia area verde, estesa lungo viale Pretoriano, arricchita da un giardino pensile in cima alle Mura Aureliane; un recente restauro curato dalla Sovrintendenza ha reso possibile il recupero di quest’area che oggi è visitabile su appuntamento.
Sul lato interno delle Mura, visibile da viale Pretoriano, si apprezza un restauro delle mura e una quinta architettonica a forma di portale, parte del giardino settecentesco di villa Gentili.
Sul lato esterno, lungo viale di Porta Tiburtina è visibile la muratura antica in laterizi con le relative torri, e più avanti, il corpo della villa costruito a cavaliere delle mura antiche.
Viale Pretoriano, sullo sfondo Villa Gentili; a sinistra il tratto su cui si imposta il camminamento1. Viale Pretoriano, sullo sfondo Villa Gentili; a sinistra il tratto su cui si imposta il camminamento
Stemmi e iscrizioni delle mura moderne
Viale Pretoriano, stemma di Giulio II della Rovere, anno 15121. Viale Pretoriano, stemma di Giulio II della Rovere, anno 1512
Mura di Castro Pretorio in via della Sforzesca
Lungo via della Sforzesca sono conservati tratti ricostruiti delle Mura. In questo punto sono visibili i tipici filari ondulati in opera laterizia dell’Alto Medioevo (VIII-IX secolo); all’interno dell’area del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Roma, si trova un lungo tratto ricostruito nel Seicento, firmato con gli stemmi dei papi Gregorio XV e Urbano VIII. Nel periodo di regno di quest’ultimo papa, lo Stato Pontificio era impegnato nella guerra di Castro contro i Farnese che minacciavano Roma; per questa ragione le difese della città furono rafforzate con la costruzione delle mura del Gianicolo e con restauri in vari punti del circuito. Questi interventi si caratterizzano per un largo uso di materiale di reimpiego.
Via della Sforzesca, tratto di muratura alto medievale1. Via della Sforzesca, tratto di muratura alto medievale
Lapide restauro 1752
In questo punto si trova una lapide che ricorda i lavori di restauro del 1752 finanziati da papa Clemente XIV tra Porta S. Lorenzo (o Tiburtina) e Porta Pia, per il quale furono impiegati 3357 scudi. Clemente XIV è uno dei papi moderni maggiormente impegnato nella manutenzione delle mura civiche; i suoi interventi sono caratterizzati dall’uso della cosiddetta tegolozza, ovvero frammenti di tegole e laterizi antichi riutilizzati.
Nel corso del restauro furono chiuse tutte le finestre e le feritoie delle mura, per impedire il passaggio di merci sottratte al pagamento del dazio.
L’epigrafe ricorda i Conservatori e il Priore dei Caporioni di quell’anno, magistrati romani addetti, tra l’altro, alla manutenzione delle mura.
Castro Pretorio, lapide del restauro del 17526. Castro Pretorio, lapide del restauro del 1752
Immagine del Divino Amore
All’interno di una piccola cappella collocata sulle mura del Castro Pretorio, in viale del Policlinico, si trova una figura a mosaico della Vergine con il Bambino, affiancata da due angeli e sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo, copia della Madonna del Divino Amore, ora conservata nell’omonimo santuario. Il culto per la Madonna del Divino Amore si accese durante la guerra, quando papa Pio XII invitò a pregare per la salvezza della città che in quel momento era occupata dalle truppe naziste: era il 4 giugno 1944 e in quella stessa data, mentre si facevano voti alla Vergine, gli alleati liberarono la città. L’evento riaccese il culto per questa immagine sacra che venne rappresentata nel dopoguerra in molte edicole, tra cui quella sulle mura del Castro Pretorio, come segno di ringraziamento e devozione.
Castro Pretorio, Edicola del Divino Amore1. Castro Pretorio, Edicola del Divino Amore
Viale del Policlinico e porta settentrionale del castrum
Lungo tutto viale del Policlinico sono visibili i limiti nord ed est di Castro Pretorio. Al di là del muro si trova la Caserma Castro Pretorio, fondata da Pio IX e sede della cavalleria italiana dopo la proclamazione di Roma Capitale. In questo punto è visibile la porta settentrionale del Castro ad unico fornice. Nel 1960, con un sondaggio sulla muratura, furono messe in luce alcune parti della Porta dell’epoca di Tiberio: una sezione dell’arco in sesquipedali (laterizi di 45 cm ca.), due paracarri in travertino e due pilastri in un’opera laterizia di ottima fattura. Il corpo sovrastante, caratterizzato da tre finestroni e realizzato con ricorsi di tufo e laterizi, fu costruito in epoca successiva al posto dell’originale attico a timpano. La Porta settentrionale venne chiusa quando il Castro Pretorio fu inglobato nelle Mura Aureliane.
Porta settentrionale del Castro, anno 19741. Porta settentrionale del Castro, anno 1974
Area Acea con contubernia
All’interno del recinto di Castro Pretorio, lungo il muro perimetrale, si trovava una serie continua di celle per l’alloggio dei soldati (contubernia), risalenti all’epoca di Tiberio. Alcune di queste celle sono conservate all’interno dell’area della Cabina Primaria “Castro Pretorio”, di proprietà Acea. In basso si apprezzano le volte a botte delle piccole camerate; questi locali erano coperti da volta a botte, avevano muri in opera reticolata e pavimenti in mosaico bianco e nero che si trovano oggi a 2 m di profondità. In una delle celle di cui si conservano gli affreschi, un pretoriano ha lasciato il graffito dalla bella calligrafia “Hercules hic habitat” (Ercole abita qui).
Sopra le volte a botte si trova il camminamento del Castro Pretorio, in origine delimitato verso l’esterno da un parapetto merlato, rialzato in diverse fasi successive.
Altri contubernia ben conservati si trovano all’interno della caserma Castro Pretorio, riutilizzati in parte come magazzini e ambienti di servizio.
1. Interno del Castro Pretorio nell’attuale area Acea
Castro Pretorio
In questo punto è visibile uno degli angoli stondati del recinto del Castro Pretorio, l’accampamento costruito da Tiberio per acquartierare le coorti dei Pretoriani che fino a quel momento erano dislocate in diverse aree della città. La costruzione di Castro Pretorio, con il tipico schema ortogonale dei campi militari, si data tra gli anni 20 e 23 d.C.; l’accampamento aveva una forma rettangolare con il lato meridionale irregolare e si sviluppava su una superficie di 16 ettari, a destra e sinistra dell’attuale viale Castro Pretorio, comprendendo anche le aree dell’omonima caserma e della Biblioteca Nazionale. Si stima che l’accampamento potesse ospitare fino a 15.000 soldati. Si tratta della prima grande fabbrica romana in opera laterizia, costruita in un territorio allora al di fuori dell’abitato.
Il Castro Pretorio rimase attivo come accampamento militare fino al 312 d.C., quando l’imperatore Costantino decretò lo scioglimento del corpo pretoriano che nella battaglia decisiva di Ponte Milvio aveva combattuto a fianco del rivale Massenzio.
1. La torre delle mura aureliane e l’angolo stondato del Castro Pretorio in una foto del 1864-66