Torre medievale in scaglie di selce

La prima torre dopo Porta Latina è a pianta semicircolare. Costruita con muratura a scaglie di selce alternata a filari di mattoni, la torre sostituisce l’antica costruzione di età romana e può essere datata in età medievale.

Porta Ostiense

La porta, una delle meglio conservate delle mura di Aureliano, fu aperta in corrispondenza della porta Raudusculana del recinto serviano; era nota come  Porta Ostiensis  già a partire dal IV sec.d.C. e più  tardi  fu chiamata anche Porta Sancti Pauli, dalla prossimità con la Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla quale era collegata da un lungo porticato. Nella sua prima fase la porta presentava due ingressi rivestiti in pietra da taglio ed inquadrati  da torri a pianta semicircolare; il fornice occidentale permetteva il passaggio della via Ostiense mentre quello orientale, nel versante interno della città, dava origine al Vicus Portae Raudusculanae. 

All’epoca dell’imperatore Massenzio (306/312 d.C.) fu corredata da una controporta, anch’essa a due fornici, mediante l’innesto di due muri a tenaglia, in questa fase vennero anche rifoderate le basi delle torri con il tipico paramento in opera listata ed agli estremi delle pareti della controporta, furono ricavate due scale di accesso all’attico ed al cammino di ronda. In questa fase probabilmente  fu anche realizzato un secondo piano. 

Con Onorio la porta esterna fu ridotta ad un solo arco, venne ampliata la camera di manovra che fu anche illuminata da sei finestre, le torri furono rialzate, rinforzate all’esterno con blocchi di travertino e dotate di un terzo piano; all’esterno i vari piani furono marcati con cornici realizzate da mensole di marmo e ricorsi di mattoni. 

Successivamente, a partire dall’ età bizantina, alcune finestre dell’attico furono chiuse, altre sostituite con strette feritoie e nella torre orientale con la chiusura di due finestre, fu ricavata una cappella, riconosciuta come la “cella muroniana” ricordata da alcuni testi medioevali, un piccolo eremo dei monaci greci che risiedevano in questo versante della città. I resti di affreschi più notevoli tra quelli ancora visibili, si trovano nella torre orientale e sono databili al XIII–XIV secolo, è riconoscibile una Madonna con Bambino sullo sfondo di una porta muraria. Le tracce dell’uso sacro degli ambienti superiori della porta e delle torri sono riconoscibili anche nel locale della saracinesca, nella torre occidentale e sulla terrazza che si apre sulla galleria tra le torri, qui sono visibili due costruzioni medioevali che fungevano da atri d’ingresso alle torri stesse. 

Nella corte, dove era il corpo di guardia, a partire dal V ed almeno fino al XV secolo venne esercitata anche la funzione della riscossione del pedaggio di transito, nell’ultimo periodo appaltata ai privati; ancora oggi all’interno della porta San Paolo è conservata la c.d. Casina del Dazio, costruita nel 1749, sulla cui facciata sono due medaglioni con affreschi rappresentanti l’Annunciazione  e  la Vergine con Bambino ed un santo.  Un’altra edicola, con arco a tutto sesto sostenuto da colonnine marmoree poggianti su mensole, sul fronte interno della porta, include un affresco databile tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo rappresentante San Pietro che secondo la tradizione, transitò da qui per recarsi al martirio. 

La porta Ostiense fu restaurata numerose volte anche in età moderna: tra gli interventi più notevoli si ricorda il restauro di Niccolò V nel 1451, realizzato col denaro proveniente dal Giubileo dell’anno precedente e quello di Benedetto XIV, che a partire dal 1749 intervenne su tutta la cinta muraria, ricordato da un’epigrafe posta alla base della torre orientale. Del 1663 è il restauro di papa Alessandro VII del cui stemma in stucco rimangono ancora alcune tracce sull’arco della porta. 

Per agevolare il traffico sempre più intenso in questa zona, negli anni Venti del secolo scorso, la porta fu isolata dalle Mura nel versante orientale; nei bombardamenti del 1944 andò distrutto il tratto di collegamento con la Piramide Cestia, dove si apriva anche una posterula visibile nelle foto d’epoca. Qui in seguito fu realizzata una strada intitolata a Raffaele Persichetti caduto negli scontri con le truppe nazifasciste. 

Porta  Ostiense è legata a numerosi eventi storici, tra i principali vanno ricordati l’ingresso a Roma dei Goti di Totila, dopo il tradimento degli Isauri, nel 549 d.C. e gli  scontri dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 quando  i civili e le truppe italiane cercarono di impedire  l’occupazione nazifascista di Roma. Le lapidi commemorative degli eventi della Resistenza sono affisse sul tratto di mura che fiancheggia la Piramide. 

I locali all’interno della porta furono nel 1942 adibiti  a studio privato, e nel 1954 furono aperti al pubblico, dopo l’allestimento del Museo della via Ostiense, frutto della felice collaborazione tra l’Amministrazione Comunale e la Soprintendenza archeologica di Ostia Antica.       

Il restauro più recente del complesso è stato effettuato dalla Sovraintendenza Comunale in occasione del Grande Giubileo del 2000.

La Posterula Ardeatina

All’altezza dell’attuale via Cristoforo Colombo, grande via che collega il centro città al mare di Ostia, si apre la cosiddetta posterula Ardeatina, posta in prossimità di una torre angolare.

Al momento della costruzione delle Mura Aureliane un preesistente piccolo portale in laterizio fu annesso lungo il lato esterno della fortificazione. Il passaggio era in origine costituito da un arco, inquadrato da due colonne con capitelli corinzi e sormontato da architrave e timpani. La tipologia e lo stile della raffinata decorazione in cotto suggeriscono una sua datazione al II secolo d.C. 

La trasformazione in posterula delle Mura provocò notevoli modifiche: furono aggiunti stipiti e un architrave in travertino a ridurre l’ampiezza dell’apertura; fu abbassata la soglia e fu aumentato lo spessore dell’arco per consentire, al di sopra, il passaggio del cammino di ronda coperto. 

Nel XVI seolo. la posterula fu murata e fu riaperta solo nel 1940 durante i lavori per la realizzazione del viale di Porta Ardeatina. In quell’occasione fu scoperto un tratto di strada romana basolata, anch’essa precedente alle Mura, nella quale fu riconosciuta la via Ardeatina, posta in connessione con il portale originario. All’interno del circuito murario, a lato della posterula, si trovava un sepolcro in travertino dell’inizio del I secolo d.C., i cui resti si conservano inseriti nella vicina torre.

Sulla identificazione della posterula gli studiosi non sono concordi; alcuni, infatti, ipotizzano che la via Ardeatina non entrasse in città da questo passaggio, ma più oltre, in corrispondenza del tratto di mura distrutto nel 1538 per la costruzione del bastione Ardeatino.

Porta Appia

Il nome originario di questa monumentale porta, una delle più grandi e meglio conservate delle Mura Aureliane, era porta Appia dal nome della importante via lungo la quale si apriva. Nel medioevo prevalse quello di porta San Sebastiano in memoria del martire cristiano sepolto nella basilica lungo la via Appia, poco fuori le Mura. 

Video: Semplicemente Appia/Just Appia

Negli spazi dell’antica porta è allestito il Museo delle Mura di Roma. Il percorso di visita presenta video, installazioni, plastici, calchi e pannelli didattici che introducono alla conoscenza delle Mura, della via Appia e della porta stessa. Dalla terrazza che sovrasta una delle due torri si gode di una magnifica vista. 

Dal Museo si accede al tratto di camminamento compreso tra porta San Sebastiano e via Cristoforo Colombo; lungo circa 350 metri, comprende dieci torri, e, per un tratto, è aperto stabilmente al pubblico.

http://www.museodellemuraroma.it/

http://www.museodellemuraroma.it/it/infopage/tour-virtuale-del-museo-delle-mura

L’aspetto attuale di porta San Sebastiano è il risultato di molte trasformazioni architettoniche succedutesi nel corso dei secoli, fino al restauro condotto dall’arch. Luigi Moretti tra il 1940 e il 1943. In quell’occasione negli spazi dell’antico edificio venne allestito uno studio-abitazione per il gerarca fascista Ettore Muti. 

La forma originaria della porta era a due archi gemelli, con la facciata rivestita di travertino e due torri semicircolari ai lati. Sul lato interno, a fianco dell’entrata del Museo, sono visibili tre blocchi di travertino resti di uno degli archi originari. Il primo piano delle torri e dell’ambiente sopra gli archi di passaggio (attico) era illuminato da finestre ad arco; il secondo piano era costituito da terrazze scoperte riparate da merli.

Con l’intervento di Onorio, agli inizi del V secolo, nuove torri in laterizio più alte e di forma circolare inglobarono quelle originarie. Fu aggiunta sul lato interno una controporta costituita da due muri semicircolari disposti a tenaglia, della quale rimane solo parte del braccio ovest, in cui si apre l’ingresso al Museo. 

Al primo piano dell’attico era collocata la camera di manovra per l’apertura e la chiusura della porta. Attraverso mensole di travertino forate, che ancora si conservano, scorrevano le corde che, con il sistema della carrucola, consentivano di calare e sollevare la saracinesca. 

In un momento successivo le torri furono in parte racchiuse da imponenti bastioni. I due archi di ingresso furono ridotti a uno solo e la parte inferiore della porta fu interamente rivestita di blocchi di marmo. Nell’ultima fase costruttiva furono innalzate di un piano sia le torri che l’attico sopra l’ingresso e la porta assunse l’aspetto imponente che ancora oggi si può ammirare.

Porta Latina

La porta, che prende il nome dalla via Latina, la strada diretta verso la Campania attraverso i Colli Albani e le valli del Sacco e del Liri, fu costruita secondo il modello ad unico fornice rivestito di blocchi di travertino e fiancheggiato da due torri semicircolari di laterizio, comune ad altri varchi del circuito.

Della fase aurelianea rimangono diverse tracce, tra le quali la presenza, nella torre occidentale, di un vano scala per raggiungere la camera di manovra della saracinesca. Quest’ultima, di cui si conserva l’alloggiamento all’interno dell’arco, bloccava l’accesso dall’esterno, mentre verso la città la porta era chiusa con due battenti lignei provvisti di cardini. 

Con l’innalzamento e il rafforzamento delle Mura realizzato dall’imperatore Onorio, anche le torri di porta Latina raggiunsero i tre piani di altezza; per sostenere il peso della camera superiore fu necessario riempire il vuoto della scala nella torre occidentale e ricavare un nuovo accesso in uno dei bracci della controporta, il cortile di guardia interno edificato in epoca onoriana e oggi scomparso.

Il paramento in blocchi della porta è ancora quello di età aurelianea, ad eccezione della riduzione del fornice realizzata durante i lavori dell’imperatore Onorio, di cui si distinguono chiare tracce sul prospetto esterno. A questa stessa fase appartengono il monogramma cristologico scolpito sul blocco esterno centrale dell’arco e la croce bizantina su quello del lato interno. 

Porta Latina, resa definitivamente praticabile solo nel primo decennio del Novecento, fu murata più volte nel corso dei secoli: dopo una breve chiusura nel 1408, il passaggio fu interdetto a seguito delle misure sanitarie dovute alla pestilenza del 1656-1657, fu aperto nel 1669 e murato ancora nel 1808, con una breve riapertura nel 1827. 

Fu proprio la chiusura del varco che nel 1870 impedì al generale Luigi Cadorna e alle sue truppe di entrare in città dal quadrante sud orientale, costringendoli a ripiegare su porta Pia per annettere Roma al Regno d’Italia. 

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