Porta San Pancrazio

PORTA AURELIA – SAN PANCRAZIO

Porta San Pancrazio è situata alla sommità del Gianicolo e sostituisce l’antica porta Aurelia che si apriva lungo il perimetro delle Mura Aureliane, in posizione leggermente diversa rispetto a quella odierna. Doveva il nome alla via Aurelia, che si dirigeva a nord-ovest verso la costa tirrenica per poi raggiungere la Liguria. Già nel VI secolo fu più nota come porta San Pancrazio per la vicinanza con la tomba del martire cristiano Pancrazio, a cui fu dedicata la basilica posta poco fuori delle mura.

L’aspetto della porta di epoca romana è oggi ricostruibile dalle fonti iconografiche anteriori alla metà del XVII secolo. É probabile che avesse un solo fornice, rivestito di blocchi di travertino, fiancheggiato da due torri quadrangolari e che fosse dotata di una controporta. 

Con la costruzione della cinta muraria voluta da papa Urbano VIII (1623-1644), innalzata a protezione di tutto il Gianicolo dal Vaticano a Trastevere, la porta originaria fu sostituita da una nuova con fronte architettonico in travertino, in posizione appena più avanzata e con un’angolazione leggermente diversa. Tuttavia la nuova porta seicentesca non ebbe miglior fortuna di quella antica perché venne demolita insieme ai tratti attigui della cinta difensiva dalle cannonate francesi durante i combattimenti per la Repubblica Romana del 1849. 

Terminata la guerra, papa Pio IX dispose subito il restauro delle fortificazioni danneggiate e la ricostruzione della porta, affidandone la realizzazione all’architetto Virginio Vespignani. All’interno erano compresi ambienti per il presidio e per la riscossione del dazio.

Questa terza struttura è quella che ancora oggi vediamo: massiccia costruzione a tre piani, di forma quadrata, che prende spunto dall’arco trionfale. L’iscrizione sull’attico del fronte esterno ricorda le vicende relative alla rovina della porta di Urbano VIII e la ricostruzione di Pio IX, rappresentati rispettivamente dallo stemma Barberini e Mastai. Altri danni vennero arrecati durante la presa di Roma del 1870, quando entrarono le truppe guidate da Nino Bixio. 

Attualmente la porta si presenta del tutto isolata: infatti all’inizio del ‘900 per ragioni di viabilità furono aperti dei varchi sulle Mura, inizialmente chiusi da cancellate. 

Nel 2011, in occasione della ricorrenza dei 150 anni dall’Unità d’Italia, all’interno del monumento è stato allestito il Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina

Porta Aurelia

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Porta Settimiana

La porta prende il nome dalle terme di Settimio Severo che, localizzate in questa zona del Trastevere, caddero verosimilmente in disuso proprio a causa della costruzione delle Mura Aureliane che le attraversavano con il loro tracciato.

La forma originale della porta, costruita sull’asse che metteva in comunicazione Trastevere con la zona del Vaticano, non è conosciuta in dettaglio, anche se doveva appartenere alla tipologia delle porte minori. Vari gli interventi a cui fu sottoposta nel corso del tempo: tra gli altri, si ricordano il restauro di papa Niccolò V nel 1451 e la totale ricostruzione sotto Alessandro VI nel 1498 su disegno probabilmente di Antonio da Sangallo il Vecchio.

Al restauro eseguito da Pio VI alla fine del XVIII secolo si deve l’aspetto attuale della porta, a unico fornice sormontato da una fila di beccatelli e coronato da un attico con feritoie sulla facciata esterna e con merli ghibellini su quella interna. L’apertura è rivestita da un arco modanato sul fronte esterno e da blocchetti di travertino su quello verso la città; negli stipiti si conserva anche la scanalatura dove scorreva la grata per bloccare il passaggio. La porta era difesa da un’unica torre sul lato occidentale, forse già esistente in età romana.

Sulla sinistra di ambedue le facciate si conservano affreschi di carattere sacro, molto deteriorati, raffiguranti la Sacra Famiglia (XVI secolo) e l’Orazione di Gesù nell’orto (XVII secolo).

Durante il Medioevo la strada che passava da porta Settimiana divenne la direttrice principale per i pellegrini che, approdando al porto fluviale nei pressi di porta Portuense, volevano raggiungere San Pietro. La via era costeggiata principalmente da orti e vigne e solo con papa Giulio II (1503-1513) venne rinnovata quando il quartiere si trasformò in zona a carattere residenziale e la strada venne fiancheggiata da ville e palazzi signorili appartenenti a ricche e nobili famiglie, quali i Chigi e i Riario.

Con la costruzione della nuova cinta muraria voluta da Urbano VIII intorno alla metà del XVII secolo, che collegava Trastevere a Borgo includendo il colle del Gianicolo, porta Settimiana perse definitivamente la sua funzione difensiva per restare un semplice arco all’interno della città.

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